°°°TEATRO IN CANTINETTA°°°
Domenica 8 Marzo Ore 18,00
In scena :
>>>MADONNA<<<
dai racconti della scrittrice contadina Rina Gatti
➜ Caterina Fiocchetti –Voce recitante
➜ Andrea Rellini – Violoncello
Inizio spettacolo ore 18,00
POSTI SU PRENOTAZIONE MAX 45
INGRESSO CON CONSUMAZIONE 10€
Grazie al Patrocinio del Comune di San Venanzo l’ INGRESSO allo spettacolo sarà GRATUITO per tutte le donne residenti nel Comune di San Venanzo dato che questo evento cade proprio l’ 8 Marzo, giorno della Festa delle Donne.
Per chi vuole fermarsi al termine dello spettacolo
Cena a Buffet 15€
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Al Termine dello spettacolo
a cura di Federica Cinti
((( Piece of My Heart )))
Selezione musicale dedicata alle grandi voci
femminili della musica rock
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■ Un affresco dell’Italia tra le due Guerre nel vivo dei mutamenti sociali, economici, costituzionali attraverso gli occhi di una bambina che impara a diventare donna.
MADONNA nasce in seno a un’indagine artistica di Caterina Fiocchetti sulle vita delle donne umbre che hanno vissuto tra le due Guerre. In questa ricerca incontra gli scritti di Rina Gatti, definita da Arrigo Levi “la scrittrice contadina” – aveva frequentato fino alla terza elementare – che grazie ad una scrittura spontanea e di conseguenza terapeutica riesce ad emanciparsi come donna e come individuo lasciando un punto di vista di alto interesse antropologico. Il monologo si sviluppa in un dialogo con il violoncello di Andrea Rellini e diventa un viaggio tra le parole, i suoni e le immagini che questa donna comincia ad annotare all’età di sessantacinque anni. I ricordi ingenui di una ragazzina che nasce nelle campagne dell’Umbria alle porte della seconda guerra mondiale fanno strada ad una donna che matura affrontando matrimonio e maternità in un momento storico in cui la società contadina, in risposta ai grandi mutamenti dell’Italia, si incontra e si scontra con una prima coscienza politica, con la religione, l’ignoranza e con la sempre più pressante necessità di sopravvivere. Attraverso un linguaggio schietto, semplice, genuino come la comunità agreste che descrive, la scrittrice “muove” l’attrice e dà vita e dignità ai valori che hanno costituiscono parte del patrimonio contadino ormai estinto e lascia in eredità alle generazioni successive un profondo messaggio di fiducia nel potenziale umano.
Anche chi non è umbro, ma ha conosciuto in prima persona da bambino, in altre regioni d’Italia, la vita delle campagne negli anni trenta, trova nelle rievocazioni di Rina Gatti straordinarie somiglianze con i propri ricordi: la civiltà contadina, almeno fra Toscana ed Emilia, era una sola, antica e immutabile nel tempo. E invece quella civiltà stava per finire, tutt’a un tratto.
L’originalità di questi scritti non sta soltanto nelle circostanze singolari, che ho ricordato, di come e quando essi sono usciti dalla tenace penna di una contadina di oltre 65 anni, che in tutta la vita aveva scritto soltanto poche lettere per conto di parenti analfabeti. Ma perché almeno altre due caratteristiche li rendono quasi unici. Il fatto è che Rina Gatti, nel rievocare i dolori, le pene, le faticose e rare ma intense gioie della sua esistenza, ci dipinge anche un quadro di vita italiana visto da una donna, “dall’altra metà dell’universo”. E ancora: Rina racconta il mondo dei sommersi visto dalla parte dei sommersi; che qui non sono oggetti, ma soggetti pensanti e dolorosamente senzienti della loro condizione di sommersi. Per trovare libri simili bisogna ritornare alla letteratura realista di un tempo che fu: con la differenza che la vita dei miserabili veniva descritta, con arte e coscienza, da scrittori di professione, che magari ce ne fossero ancora. In questi libri è stata descritta e rivissuta da uno di loro. Anzi, da una di loro.
Arrigo Levi, Il Sole 24 Ore